Serie televisive e radici europee

Gli alunni che, in tempi pre-Covid, hanno trascorso un periodo di studi negli USA, raramente sono finiti in grandi città, più spesso in Alaska, o negli Stati centrali. Ebbene, pare che lì non si facesse distinzione tra un italiano, uno svedese, o un greco – erano tutti chiamati europei, tout court. L’Europa era vista come un blocco unitario con caratteristiche ben precise: arte, cultura, strade strette. Solo una ragazza, che ha trascorso un anno a Boston, mi ha riferito dell’ottima fama che godono gli studenti italiani : Italiana? allora sei brava!

.Questa percezione d’oltreoceano, direi monoblocco, urta contro la frammentazione che sperimentiamo quotidianamente noi europei con i suoi interessanti risvolti nelle serie televisive, questo strano frutto delle coscienze che al tempo stesso le condiziona. Vikings o Barbaren sono un’esaltazione del proprio passato nazionale e un utile correttivo all’eccessiva esaltazione della funzione civilizzatrice della romanità, già rappresentata da https://www.youtube.com/watch?v=1cg8IN1NYYM, in Brian di Nazareth.

Finalmente basta con i Romani portatori di igiene, terme, strade, ius e lex, ecc…i Romani sono i cattivi! Mi piace il rovesciamento di prospettiva, è giusto condannare l’imperialismo in ogni sua forma, però…però rileggiamo Germania di Tacito. i Germani non erano così pulitini e bellocci come nella serie.