Il fallimento di questa estate non è dovuto solo al mio stato interiore, ai 48 gradi per dieci giorni, ai black out che rendevano inutili i condizionatori. No, perchè sono riuscita a fuggire; e alla fine della fuga ho trovato:
- città uccise dagli air bnb che costano molto più degli alberghi (provate, provate a confrontare i prezzi, soprattutto a Roma e nelle grandi città d’arte), senza più abitanti, senza bar che aprano presto al mattino, perché tanto non ci sono più lavoratori, solo turisti che prima delle nove non spuntano
- restauri che trasformano le città in Disneyland, come qualche decennio fa in Francia, patria del restauro interpretativo. Va bene consolidare e preservare, ma eliminare con perseveranza la patina da pietre e legni, eliminare quella tinta che solo il tempo può dare e che racconta una storia , equivale alla chirurgia estetica su labbra, seni e glutei, rende tutto uguale. Città italiane divenute il fondale di un cartone animato.
- musei e luoghi che sono il sublime distillato culturale di secoli e secoli percorsi a passo di marcia da schiere di persone in cerca di emozioni che solo il silenzio e la sosta possono dare
Datemi piuttosto lo sfascio di Napoli e Palermo, i panni stesi nelle strade strette, l’odore di frittura sopra un muro antico, i ragazzini che si sentono grandi su lambrette smarmittate.
L’anno prossimo, se Dio mi dà la salute, vado solo dal Cairo in giù.